Senzaudio I
Esilio, Çiler İlhan
Gianluigi Bodi; Inchiostro Fresco;15 Maggio 2014
Paratesto:
Fatevi ingannare da questo esile libro. Fate che vi attiri a sé per la copertina luminosa, l’aria raggiante e fate che il titolo che sembra tanto impegnativo non vi spaventi. Lasciativi rinchiudere tra le sue pagine. Ne uscirete, se ne uscirete, cambiati. E l’unico esilio è quello dei personaggi raccontati dalla razza umana. Se cercate umanità, cercate altrove.
Testo:
Esilio è un punto. Un punto su cui convergono gli sguardi dei personaggi coinvolti nel libro. Sono sguardi multipli che spesso confluiscono verso lo stesso istante narrativo. Ma soprattutto, Esilio, è l’abisso nero e profondo dell’animo umano. Il male nelle sue molteplici forme e a guardarlo troppo a lungo, quel maledetto e crudele male si ha l’impressione che prima o poi sarà lui a guardare te dritto negli occhi.
E’ un libro di frammenti quello di Ciler Ilhan, come camminare sui tizzoni ardenti, peggio, perché in fondo il fuoco purifica, qui siamo davanti ad una distesa di vetri aguzzi ed insanguinati.
E allora si parla di infanticidi, di violenze alle donne e agli omosessuali, di espropri di case, di omicidi perpetrati da fratelli nei confronti delle sorelle e a mano a mano che la lettura prosegue compare la voglia di nascondersi, di negare che tutto questo sia possibile, fino a che, sconfitti, ci rendiamo conto che la penna che ha scritto questo libro ha attinto dal mondo reale.
In Esilio, anche i brevi scorci di luce sono funzionali ai racconti, servono a rendere ancora più vivo il contrasto, a rendere ancora più nero ciò che è già buio come gli inferi. La tenerezza che si prova inizialmente a leggere alcuni racconti narrati dal punti di vista di un cagnolino viene spazzata via dalla malvagità palpabile.
E poi c’è la scrittura, secca, semplice se vogliamo, di quel semplice che riesce a veicolare tutta la gamma di emozioni che accompagnano i racconti. Non c’è manierismo, voglia di strafare, c’è l’essenziale bisogno di comunicare a voi che avete il libro in mano che quando ci si dimentica di essere umani la bestia prende il sopravvento.
Coordinate:
Della Del Vecchio ormai ho detto tutto. Mi fa piacere riprendere in mano un loro libro dopo un po’ e rendermi conto che, come un buon amico, non sono cambiati. La stessa qualità nel confezionare un oggetto da conservare, la stessa qualità nel ricercare libri dai quali ci separiamo con un po’ di conoscenza in più di noi stessi.
La traduttrice l’avevo già incontrata. Si chiama Eda Özbakay ed è la stessa che ha tradotto “Gli Innocenti” di Bourham Sonmez, sempre per i tipi di Del Vecchio. Ora, io vi ho raccontato come è stato leggere questo libro, lei, nella “Scatola nera del traduttore” vi racconta come è stato tradurlo. Fate come me, ringraziate Eda Özbakay per aver avuto il coraggio di entrare in “Esilio”.
Per le note biografiche dell’autrice attingo dal sito dell’editore. Parlare con sapienza, mentendo, di chi non si conosce non mi piace. Çiler Ilhan è nata nel 1972. Giovanissima, nel 1993 ha ricevuto il prestigioso premio NOTABLE SHORT STORYAWARD al concorso Yaşar Nabi per giovani autori, e da allora i suoi racconti, recensioni di libri, articoli di viaggi e traduzioni sono presenti in numerosissime riviste e diversi quotidiani. Esilio(Sürgün, Everest Yayınları, Mart 2010) è il secondo libro dell’autrice, che le è valso nel 2011 il PREMIO LETTERARIODELL’UNIONE EUROPEA come miglior scrittrice emergente.
Post Scriptum:
Quando prendere in mano un libro la prima cosa che vi arriva, ancora prima di recepire il titolo, di soppesarlo, di capire di cosa parla, la prima cosa che vi arpiona è la copertina. Questo libro non fa eccezione e devo dire che la copertina è qualcosa di semplicemente perfetto. Il rosso turco, il cigno nero che è simbolo di bellezza ma che sa essere pure terribile, quella L trascinata verso il basso che quasi ci accompagna nel profondo dell’abisso. La copertina è opera di Maurizio Ceccato della Ifix, c’è parecchio materiale suo in giro per le librerie in questo momento. Scoprirete che c’è parecchia arte in quello che fa.
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