Senzaudio II
Intervista a Çiler Ilhan
Siamo lieti di proporvi un’intervista Çiler Ilhan, scrittrice turca molto talentuosa che con il suo primo libro tradotto in Italia ha subito ottenuto un ottimo successo di pubblico e ha conquistato l’affetto dei lettori.
Gianluigi Bodi; Inchiostro Fresco;18 Dicembre 2014
Prima di tutto raccontaci qualcosa di te.
Sono nata nel 1972 e ho studiato relazioni internazionali e scienze politiche all’università del Bosforo. Successivamente ho studiato gestione alberghiera alla Glion Hotel School in Svizzera. Attualmente mi divido in “Hotelier”, scrittrice e editor. Sto attualmente lavorando al mio terzo libro, anche se lentamente a causa della vita febbrile che faccio ad Istanbul, tutto però è già nella mia testa. Ho solo bisogno di sedermi e finirlo, quando potrò. Sarà un romanzo, sarà il mio primo romanzo, e anche se “Esilio” ha la struttura di una romanzo sarà comunque una prima volta per me, inoltre amo molto i personaggi che stanno portando alla luce il libro, perciò sono molto eccitata all’idea di scriverlo.
Considerando l’attuale situazione politica del tuo paese hai avuto difficoltà a pubblicare il tuo libro?
Sarebbe davvero ottimistico dire che in questo momento in Turchia c’è libertà di parola. In ogni caso il mio libro è stato pubblicato nel 2010 e non ha avuto nessun tipo di ostacolo. Ho anche ricevuto una lettera di congratulazioni spedita dal Ministro dell’Unione europea subito dopo aver ricevuto il premio per la letteratura dell’Unione Europea 2011, il che mi è sembrato davvero ironico. Il mio libro non insulta o prende di mira nessuno in particolare in Turchia. Parla dell’essere umani in tutti i sensi, su una base universale. Parla anche di cose che la gente non vuole sentire, ma credo che nessuno l’abbia preso sul personale quindi non ho avuto guai.
Leggendo il tuo libro ho avuto la chiara impressione che tu sia riuscita a creare una struttura in equilibrio tra romanzo e raccolata di racconti. Avevi pianificato questa struttura fin dall’inizio?
Sì, questo era il piano! Non è affatto una “collezione” di racconti. Ho avuto in mente questa struttura fin dall’inizio. Tutti i pezzi sono stati scelti per questo motivo. Per dargli un look e un tocco romanzesco ho dovuto eliminare alcune parti che avevo inizialmente scritto, con l’intento di dargli un’unità.
Le storie che ho amato di più sono quelle che coinvolgono i cuccioli. Sono davvero molto “disturbanti”, nel senso che ti lasciano con l’idea che l’orrore arrivi da ovunque.
Avevamo due adorabili Labrador che mi hanno insegnato ad essere madre. Mi hanno insegnato a prendermi le mie responsabilità, ad essere completamente responsabile della sicurezza di un altro essere. Questa sensazione, il loro essere così dipendenti da me mi ha disturbato molto nel momento in cui ho realizzato il modo in cui determiniamo le loro vite. Noi – sto pensando ai cuccioli – determiniamo ciò che mangeranno, quando usciranno per fare una passeggiata, quando faranno pipì, il che è orribile. Non sono affatto liberi. Ho iniziato a pensarci seriamente, il modo in cui vediamo in noi il diritto curiale di determinare la vita di altri esseri viventi; mettiamo questo topolino in laboratorio e torturiamolo per salvare la vita agli esseri umani; tagliuzziamo questo agnellino per mangiarlo, costruiamo un altro ponte qui e freghiamocene se i maiali selvatici non hanno un posto dove andare… in questo senso facciamo cose orribili.
Hai scritto anche qualcosa su Pippa Bacca. Il suo messaggio era “La pace è ovunque”. Con “Esilio” a me è sembrato che tu dichiarassi che anche “Il male è ovunque”.
Non sono d’accordo con te. Se leggi attentamente il libro, vedrai che dice “Il male è ovunque, ma così anche l’amore”. Il libro termina con un bacio. Un bacio appassionato di una coppia che si ama tantissimo, loro sono convinti di poter superare ogni cosa, anche la crudeltà umana, nonostante la crudeltà umana. Se non credessi nell’amore, i miei pezzi racconterebbero solamente la storia dalla prospettiva delle vittime; Io sto cercando di comprendere anche i criminali perché che qualsiasi sia la crudeltà che uno compie, c’è amore in loro, forse da qualche parte in profondità, magari perso o fuori esercizio.
Personalmente non amo molto cercare un messaggio in ciò che leggo, ma se dovessi farlo mi verrebbe da dire che il tuo libro sottolinea il fatto che il male è così potente da risultare quasi impossibile da sconfiggere. C’è speranza?
Se stai cercando di trovare un messaggio, eccolo: La libertà è dentro di noi. Puoi essere libero solo nella tua mente e nella tua anima, sì, è possibile.
Pensi che la letteratura debba avere uno scopo? Se sì, quale?
I politici hanno degli obbiettivi, I diplomatici hanno un’agenda, le ONG hanno degli scopi. La letteratura è scritta per la bellezza delle parole. Essa riflette quanto possono essere belle e allo stesso tempo crudeli le cose che ci circondano. Come le cose possano essere immortali mentre viviamo le nostre vite come se non ci fosse un domani. Ma, la buona letteratura tocca la tua mente, il tuo cuore e naturalmente la tua anima, affrontanto tutti questi argomenti umani e universali in modo che tu possa almeno aprire i tuoi orizzonti o provare a guardare alle cose in modo differente dopo aver voltato l’ultima pagina. Forse più obiettivi e integrati, forse più comprensivi.
Come lettrice cosa cerchi in un libro?
Arguzia. Uno stile unico. Duende – così come la vedeva Lorca.
Hai un libro che, dopo averlo letto, ti ha fatto dire: voglio diventare una scrittrice?
No. Ho iniziato a scrivere quando avevo 10 anni. E’ successo. Ho iniziato e non ho mai smesso.
Cosa suggerisci a qualcuno che vorrebbe diventare uno scrittore?
Di essere un buon lettore. Di leggere libri di generi e tipologie differenti, di leggere, leggere e leggere; e di scrivere e scrivere e di essere implacabili nei confronti di quello che si scrivere, di essere generosi quando si fanno delle cancellazioni – non innamoratevi di ogni singola parola che esce dalla vostra penna.